Auguri
Si dice che ogni libro che si rispetti debba essere letto almeno tre volte.
Questo consentirebbe di approfondire mano a mano anche le informazioni nascoste negli spazi bianchi del testo stesso.
Quello che non viene scritto ma solo sottinteso, infatti, fa parte del libro stesso, anche se appartiene ad un piano diverso da quello delle sole lettere nere.
Prendo quindi un brano a caso, tratto da questo libro, del 1984, condividendolo solo per la curiosità di sapere quanto ancora risuonino questi concetti, oppure no, oggi, anno domini 2024.
Siamo alle soglie del trans-umanesimo, l’IA ormai ha fatto la breccia di Porta Pia, e noi la stiamo alimentando in ogni modo, consapevolmente o meno, anche solo pensandola possibile.
Mentre quello che non vorremmo che avvenga sta avvenendo, lasciamo che la nostra mente percepisca il divenire del Cosmo guardando quanto ogni pensiero cambia, o non cambia affatto, attraverso uno strappo temporale.
Poi, se sentite di farlo, condividete le vostre percezioni della velocità del tempo stesso.
Inizio stralcio
“L’uomo e i suoi specchi: le religioni della paura.
Domanda: Quale è stata e quale è, in realtà, la funzione delle religioni?
La religione è stata per l’uomo un rifugio e tua consolazione.
È innato nell’uomo il bisogno di credere in ” qualcosa ” che stia oltre ciò che i sensi fanno percepire.
Ogni popolo si è sempre rivolto, in forme adeguate alla mentalità comune, ad un Ente invisibile responsabile della buona o cattiva sorte del popolo stesso.
Per raccomandarsi a lui, per esserne privilegiato, e, in forme un po’ più progredite di religione, per consolarsi della propria malasorte.
La religione è intesa cosi, nel senso comune, come un’istituzione incaricata di rispondere all’innato senso mistico dell’uomo e, nello stesso tempo, ad un’esigenza di carattere pratico:
il bisogno cioè di raccomandarsi a un Amico potente, il bisogno di rifugiarsi in questo amico per averne sollievo ed aiuto ai propri problemi, alle proprie contrarietà.
All’inizio, questo colloquio tra l’uomo e l’Ente supremo è posto in termini assai semplici: vi è, né più e né meno, una sorta di contrattazione che ha tutto dell’umano, così come, né più e né meno, si potrebbe scendere a patti con un monarca, con un capo qualsiasi.
Man mano che il popolo evolve, la religione assume toni un po’ più raffinati, diciamo, e il colloquio tra l’uomo e l’Ente supremo, mentre si eleva di tono, si raffina anche nell’esposizione dei patti e nella forma delle contrattazioni.
L’uomo allora non sacrifica più per avere un buon raccolto, per essere agevolato nei propri interessi commerciali e via dicendo, ma sacrifica i propri istinti, i propri desideri per guadagnarsi una ricompensa.
Non tanto nel mondo, dove tale ricompensa potrebbe essere transitoria, ma in un mondo dove la ricompensa sia eterna; e quindi, con poco, si pensa di acquistare molto.
Ancora oggi la religione è intesa come un rifugio da tutti i travagli che assillano l’uomo nella vita di ogni giorno, una consolazione per le sue delusioni, una speranza di vendetta per gli insuccessi patiti o per le ingiustizie subite.
Ecco che quell’insegnamento dato dalla religione, di non far male ai propri simili, viene inteso unicamente come speranza che chi ci fa del male subirà l’effetto di questo male che ci ha fatto patire.
Si invoca quindi che ci sia fatta giustizia; si è convinti di essere nel giusto e, ammesso che veramente si sia nel giusto, ci si augura che il castigo divino colpisca reprobi e malvagi.
Si invoca che giustizia sia fatta dimenticando che, di fronte all’Ente supremo, siamo veramente tutti uguali.
Di fronte all’Altissimo ognuno di noi vale l’altro.
Gli errori commessi a danno degli altri saranno sì pagati, da noi, ma quando saremo pronti per capire.
Questa è la grande misericordia di Dio: il castigo, se di questo si tratta, non è fine a se stesso ma è una correzione, un modo di far comprendere alle creature che cosa si deve fare e che cosa non si deve fare, un modo per sanare una deficienza della coscienza individuale.
Non rifugiatevi, dunque, nel piano mistico per invocare giustizia, non pregate che giustizia vi sia fatta: così facendo voi dimostrate che il vostro orgoglio ha accusato il colpo.
Pensate che di fronte all’Altissimo ognuno di noi è uguale all’altro: quella che sarà la correzione dei nostri errori giungerà, per noi come per tutte le creature, al momento opportuno, quando queste creatura e noi stessi saremo pronti per comprendere.
Non fate come molti benpensanti, o come voi dite, bigotti, i quali sono sicuri che il castigo di Dio colpirà i loro nemici.
Dio non ha bisogno di difendere un qualche principio, né una qualche idea, né una qualche religione, perché non è davvero detto che questo principio, che quest’idea e che questa religione rispecchino la Verità.
Dio non difende neppure quella che è la Realtà.
Anzi, come vi ho detto, l’effetto delle cause mosse ricade al momento opportuno, quando l’individuo è pronto per capire, e non va quindi inteso come una pronta vendetta di Dio verso chi è andato contro i suoi principi e le sue leggi.
Cercate di trovare in voi il vero e puro e cristallino senso mistico, abbandonando quello che è l’errore di ogni religione, la verità di parte.
Non esistono barriere di ideologia, né tantomeno di razza o di civiltà; veramente siamo tutti uguali e tutti amati allo stesso modo, di fronte all’Altissimo.”
Fine stralcio
Quell’altissimo ben presente nella materia, al punto da farne le spese personalmente, pur di farci sapere che non è una invenzione dell’IA, ma una realtà VIVA.
Giudizio fastidioso, insinuazioni offensive, tappe già percorse e ormai nel passato, quelle di cui ci parlano nel libro di cui sopra?
Solo la Coscienza personale di ognuno di noi ci collocherebbe nella giusta posizione al riguardo.
Ma se Dio stesso non difende neppure quella che è la Realtà, perchè dovremmo noi emettere giudizi su fastidio, offesa, tappe passate o ancora da acquisire?
Perchè non vivere, solamente, nella luce di ogni giorno manifestando il meglio possibile di noi stessi?
Vi ho sentiti, “l’ennesima predica”; ma non siamo forse nel momento delle prediche … Pasqua ?
In quale altro periodo dell’anno parlare di .. resurrezione spirituale?
Come restare indifferenti alla rinascita del corpo del Dio immanente?