Uno strano dialogo – 2

2 – Cosa fai?

L’imperatrice, il negativo, il polo che solo può assorbire l’energia positiva di fuoco, creativa, irradiata da sopra, sotto, davanti, dietro, destra e sinistra.

La figura legata al tempo, alla manifestazione oggi di quello che c’era ieri, per creare quello che verrà domani.

Rispettando il meccanismo che ci rende tutti figli e distruttori del precedente e genitori e responsabili del seguente.

Secondo un processo da due, la papessa, ad uno,  il figlio, attraverso la madre del tempo, della riflessione, della ricettività e del lavoro fatto nel buio della riflessione e della percezione di sè.

Per poi esplodere nel nuovo, all’improvviso, nel giusto tempo, quello di saturno, il signore delle collane di perle della reincarnazione, la privazione del proprio sè messo a disposizione dell’altro, la cura e il sostegno.

E poi la proiezione sulla scena della vita, vissuta razionalmente, intuita attraverso il minimo sforzo creativo, con la consapevolezza che dopo un giro di ruota, il 10, dal III si dovrà di nuovo passare dal XIII per riprendere coscienza di sè stessi e rendersi disponibile per il prossimo giro.

Quanta difficoltà e resistenze per applicare la razionalità fredda della sapienza cosmica, quando si tratta di accettare che l’appena nato è già destinato a futura modifica; la sua guida superiore chiede proprio questo.

La forza della domatrice degli istinti atavici della genitrice, sovrasta questo momento presente, questa consapevolezza che spinge oltre la propria scintilla di volontà, per porsi al servizio.

Capacità di servizio derivante dalla comprensione sovrannaturale dell’archetipo femminile di come fronteggiare e sopportare la sofferenza del proprio vivere quotidiano.

Anteponendo a sè il ruolo di perno centrale tra il fanatismo dell’ego, di un papa di rigore, che pensa di sapere,  e la tendenza all’evasione dalla responsabilità delle proprie azioni, di un matto che poi deve ravvedersi di nuovo in un altro giro di ruota.

La via razionale del vivere infinite strade di sola esperienza, non di mete raggiungibili.

Perchè il simbolo più in alto, il mondo, non è un’energia, non è un contenitore di energia, è un concetto, un messaggio.

Dopo un evento c’è un altro evento, dopo questo giorno c’è un altro giorno, dopo una vita c’è un’altra vita, all’infinito.

Non ha importanza il simbolo scelto per il bene di oggi, sicurezza del nostro domani, guadagnato con le sofferenze di ieri, che ci legano alle paure del futuro.

Importa la comprensione razionale, fredda, lucida,  della madre divina, che accetta il tempo della sofferenza della creazione, perchè vive solo nell’amore incondizionato per la creazione infinita della vita.

3 – Perchè?

Perchè non c’è altra via, non c’è variante, non ci sono scappatoie, c’è un solo progetto divino, cosmico, per il “ritorno alla casa del padre”, da parte del figliol prodigo.

Davanti agli occhi della morte c’è solo … la morte a sè stessi, il cambiamento di una forma fisica, eterica, emozionale e  mentale, che è giusta, coerente, doverosa, imparziale.

Quale condanna all’inferno sarebbe l’essere costretti in sè stessi, immutabilmente, per eoni ed eoni?

Che dio terribile sarebbe quello che imprigionasse luce di amore puro, spirito capace di creare e vagare negli universi infiniti pieni dell’infinito, in forme invariate nei millenni dei millenni?

Ecco che la spada dell’amore incondizionato, perfetto nelle sue scelte, ci stacca dalle dipendenze, dalle prigionie della vita materiale, dal diavolo di nostri incubi e pone su un piatto della bilancia nuovo e vuoto, una seconda opportunità, la possibilità di muovere di nuovo la manovella.

Girarla ancora per un altro giro di ruota, di esperienze, ora uomo,  domani pianeta, poi galassia e infine universo, nel rosso.

E ad un altro giro di giostra, entrare nell’arancione, e poi nel giallo e nel verde e nel blu, ed attraverso la vista superiore, nell’indaco, e poi via all’ottava superiore.

Sempre certi di essere al sicuro, interi e guariti, liberi da limiti, liberi di perdonare o no, di amare o no, di guarire o no, perchè siamo liberi di essere quello che siamo.

Ad una condizione, però: la falce sotto deve tagliare il raccolto precedente, per fare posto e ricreare un nuovo raccolto: e da tagliare c’è solo il sè.

Perchè la giustizia divina non ammette colpevoli o innocenti, ma solo responsabili della propria scelta; quindi consentire, o meno, il nuovo raccolto, è una responsabilità del singolo.

Come rimanere nel campo fino a marcire, anche questo è libero arbitrio, una tua scelta possibile.

Come dubitare del messaggio, della veridicità  di quello che mi dice il mio amico, con solo tre semplici immagini?

La sete di sapere rimane, ci sta un aperitivo.

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