Ieri, oggi, domani.

Ieri

La realtà nella quale viviamo è ben strana.

La famosa età dell’Oro, millenni di pace e serenità, se diamo un occhio intorno, è bel lontana dall’essere riconosciuta.

Logico, cambiamenti radicali di vecchi sistemi richiedono generazioni di persone in costante miglioramento della propria coscienza.

Noi tutti siamo di famiglia, cioè nati, cresciuti, e imbottiti di credenze varie legate al nostro ambiente di origine.

E’ assolutamente inevitabile portarci dietro il carretto di quanto pensato, desiderato e voluto, o meno,  dal mondo che costituiva e costituisce la nostra quotidianità.

Altrimenti, quale senso dare alla religione, alla fede politica, al potere economico, al terrorismo, al consumismo, alla fame o alla povertà, se noi stessi non ci crediamo fermamente?

Se ogni singolo essere di questo pianeta credesse nell’armonia del vivere, tutto questo non esisterebbe.

Invece siamo di fronte ad un momento di crisi non indifferente.

Di tutto quello in cui si possa credere o non credere.

Fare un elenco sarebbe impossibile; la stessa visione di noi come cittadini dell’universo ha spostato le problematiche anche alle guerre spaziali, non solo le nostre.

Persino il “divino”, come concetto o personificazione, è stato modificato.

Domani

Ora non si parla più di un Dio vendicativo e conquistatore, come quello indicato nella bibbia, e nemmeno di un Dio di Amore come presentato dal Cristo.

Siamo arrivati al Dio AI, intelligenza artificiale, dio-macchina, teso ad inglobare l’umanità per farne pile per radioline, alla moda matrix.

L’uomo stesso ora ha il dubbio di essere senza o con un’anima, di essere cippato o meno da e.t., di ragionare di suo o indotto dalle antenne del 5G.

Fatto sta che la tipologia di fedeli oggi si sta frammentando in miriadi di visioni diverse della vita e del suo senso.

Tutto per modificare quello che è stato ideato, voluto e messo in campo nel passato e che oggi abbiamo davanti agli occhi.

Tutti però abbiamo contribuito, in pensieri, parole, azioni o immobilismo, a quello che oggi ci piace o non ci piace.

E abbiamo aperto la strada ad un tipo di essere umano particolare che, sia dalla stanza dei bottoni che dalla strada, ha oggi caratteristiche ormai univoche.

Riscontrabili in intere “categorie” di uomini e donne.

I fanatici.

Il fanatico di oggi è uno strano miscuglio d’idealista e di uomo pratico.

Il suo libro sacro non è il vecchio ma il nuovo.

Come finirà la storia è per lui già un dato di fatto, le tappe e il risultato sono ben delineati.

Le azioni da porre in essere sono chiare: eseguire, disorientare, distruggere, riorganizzare.

Il presente è corrotto  e inadeguato, insufficiente per tutti e deve essere … eliminato.

Sulle sue macerie verrà costruito il nuovo, per gli uomini nuovi.

Il presente è il capro espiatorio per ingraziarsi il nuovo futuro.

L’uomo normale di oggi non è consono, duttile, propenso, e deve essere sostituito da quello di domani, più “adeguato”.

Tutto si basa sul prototipo di essere umano futuro.

E questo nuovo “credo” sa come creare l’uomo del futuro.

Sa come forgiare la sua mente e il suo cuore, volente o nolente, ma deve avere il potere di farlo.

Per il bene di tutti, ovviamente.

Vale la pena di sacrificare alcuni di loro, e “tutti gli altri” per creare questo nuovo mondo, per instaurare questo Bene mondiale.

Il fine giustifica i mezzi, e i mezzi possono essere anche drastici, ne vale la pena, per cui si potranno anche uccidere tutti quelli che tenteranno di intralciare questo ideale.

La pace definitiva richiede forza per essere imposta, anche con ogni forma di violenza, per liberare l’uomo del futuro da ogni forma di tirannia.

Oggi

Nel futuro; oggi il potere, tiranno, di realizzare il piano è indispensabile, necessario.

O come si insegna, (si condiziona, anche attraverso films di “fanta-fiction”, di impatto “planetario”), ineluttabile.

Ecco quindi che la solita, vecchia, ricerca del potere è indispensabile per creare un mondo senza preti, senza classi, senza differenze e distinzioni di sorta, dove tutti saranno … uguali.

Questa idea di modificare il presente per creare nel futuro, viene riciclata dal sopra e dal sotto, dalla destra e dalla sinistra, dalla luce e dall’ombra.

Chi la chiama new order, chi la chiama new age, o fratellanza umana, o ashram x e y; deep state, rettiliani, illuminati, grigi, deva, demoni e chi più ne ha più ne metta.

I modi di agire sono consoni ad ognuna di queste correnti, tutte accomunate dal fuggire dal presente in vari modi per ottenere nel futuro.

O semplicemente per ottenere… più futuro… in terra.

Parliamo sempre di aspettative, di desideri, di conseguimenti da realizzare, da toccare… domani.

Uno dei tanti “grandi pensatori” ha affermato che il desiderio di divenire (domani) non è che inazione nel presente.

Adesso

La capacità di distinguere, comprendere discernere, adesso, in mezzo a tutto ‘sto casino, diventa una esigenza dei pochi che non si trovano bene in questo futuro.

E l’azione richiesta è molto semplice, tanto da somigliare ad una inazione: scegliere, decidere, definirsi e restare coerenti al nuovo di oggi.

Perchè tutto si gioca nell’oggi.

Nell’oggi è contenuto tutto il tempo che viviamo… adesso, e comprendere questo vuol dire essere liberi dal tempo.

Cioè essere liberi da un inizio e da una fine.

E dalla paura di non essere domani quello che si era ieri, o di non essere e basta.

Il cercare di essere domani qualcosa di diverso da adesso, è la schiavitù del tempo, la continuazione del dolore di oggi.

Il “diventare” non contiene l’Essere.

L’essere è sempre nel presente ed Essere è la più alta forma di trasformazione.

Il diventare non è che continuare a modificare quello che non c’e, e c’è radicale trasformazione soltanto nel presente, nell’Essere quello che si è.

Ed amarsi nel farlo.

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