Il “lavoro” … “magico”

Il piano materiale

Quello che percepiamo ogni giorno di quello che è definibile “il vivere”, in sostanza, è un continuo agire per rispondere alle istanze che ci vengono offerte dal cosiddetto mondo esterno.

Mondo esterno costituito da persone, solo da persone, che esse stesse, agiscono per rispondere alle istanze .. esterne.

Per cui ognuno di noi risponde a quanto ogni altra persona con la quale abbiamo a che fare, anche lei, risponde a quello che facciamo noi.

Praticamente una partita a ping pong, che in questo momentum quantico, ha raggiunto velocità di rimpallo enormi.

Affermare che la vibrazione energetica del pianeta sia aumentata, di per sè non significa nulla, ma se traduciamo questa realtà nel linguaggio dei mondi materiali, significa che la pallina da ping pong è sempre più veloce.

E per rispondere a tono, per poterla colpire e rimandarla dall’altra parte del campo, rispedirla all’altro giocatore che ci ha “sparato” un topspin imprendibile, la tensione obbligatoriamente aumenta.

Stato di guerra

Uno stress continuo che, ti focalizzi su tutto quello che può “colpire” il tipo di vita al quale ci siamo abituati, che riteniamo nostro, metro di paragone dei nostri desideri e speranze, si può bene paragonare ad uno “stato di guerra”.

Guerra contro il mondo, cioè l’altro giocatore, che ci impone risposte sempre più veloci, sempre più potenti, sempre più al limite della nostra capacità di rispondere.

I più forti sopravvivono, i più forti vincono, questa strana partita, alla quale partecipiamo tutti, perchè tutti condividiamo l’idea che vivere sia… questo.

In tutti i “campi di gioco” nei quali scendiamo ogni mattina, siano questi il lavoro, la famiglia, gli amici, le istituzioni sociali, le leggi che ci siamo dati per “regolamentarci”.

Praticamente i divieti di vivere al di fuori dei binari predisposti, precostituiti, imposti a tutti quelli che in tali campi vogliono giocare, e vincere.

Le famose regole di vita, la morale, la giusta cosa da fare, i dieci comandamenti o le sura del corano, o i precetti del buddismo, o i principi dello zen, o chissà cosa altro.

Persino ogni nucleo definibile famiglia, ha le sue regole interne, ..”in questa casa, le cose funzionano così…”, e via di seguito.

Continuamente tesi ed impegnati ad imporre agli altri il comportamento che vogliamo impedisca a loro di invadere il nostro confortevole giardino di casa.

La sopravvivenza in stato di guerra

E come in tutte le guerre, i vincitori, prendono tutto, e raccontano alle generazioni successive che la loro è stata la via giusta, tronfi del successo che li ha portati alla “loro” felicità.

Ma questa felicità, in definitiva, non è un oggetto; statico, immobile, solido, incorruttibile, che, una volta acquisito, raggiunto, comprato, vinto, rubato, resta inalterato nel tempo.

La felicità è uno stato dell’essere: o sei felice o non lo sei, o sei sereno o non lo sei, o sei calmo o non lo sei, o hai paura o non hai paura.

Questa semplicissima riflessione, alla luce della mia ignoranza, dovrebbe aprire UNIVERSI di domande che ognuno di noi potrebbe farsi.

Una su tutte, una analisi del proprio comportamento basata sull’identificare se io, in questo momento della mia vita, sia felice o stia rincorrendo spasmodicamente un qualche simbolo di potere che “mi possa dare” la felicità.

Piango perchè mia madre mi allatti, e qui, quando ancora non so di essere al mondo, ci sta.

Sclero per farmi comprare un gioco, perchè dopo l’ennesimo, lo giuro, sono a posto e non ne voglio più, (almeno per un giorno).

Studio qualcosa di cui non me ne frega niente, perchè poi penso sia più facile trovare da lavorare.

Faccio ogni tipo di lavoro che odio, ma che mi dà soldi, per comprare … una briciola di felicità.

Lavoro perchè solo se mi sono sistemato, posso farmi una “famiglia regolare”.

Continuo a lavorare, trappolare, ingegnarmi in ogni modo, scalare la gerarchia, per potermi permettere “più” briciole di felicità, “tutta” la felicità che posso, anche tutta la felicità degli “altri”, per dimostrare che io sono “più felice”.

Per semplificarmi la vita punto subito, direttamente al dio maggiore, il migliore, quello che, se ti risponde, ti dà tutto: il DENARO.

Fino a quando non scopro un dio ancora più potente, più devastante: il POTERE.

Ecco i due simboli-idoli più seguiti al mondo, e questa ricerca dura tutta una vita, nel mondo materiale.

Il più basso dei mondi ai quali ho accesso, in funzione di quanto consenta a me stesso di riconoscermi per quello che sono: luce, energia, vibrazione, oppure paura, colpa, rabbia, ombra.

La persistenza nel “pericolo”

Questo nel tempo, come viene definito nella dimensione della materialità.

Cioè quando mi vedo vivere su di un lunghissimo treno che va verso l’infinito, composto da tantissime carrozze, nelle quali posso trovare una briciola di felicità alla volta.

E mi impegno a passare da una carrozza all’altra, pensando di poter ottenere di più, per me e per chi ho a cuore, o per sfuggire alle mie frustrazioni.

Rimanendo invischiato nel confronto, nel giudizio, nell’orgoglio e nella superbia, che mi fanno ritenere che la successiva carrozza sia più confortevole, con gente migliore, più “consona” al mio stato superiore, al mio diritto alla mia felicità.

Rimanendo schiavo della DURATA della mia infelicità.

Perche condizionato dal dovere essere felice solo se possiedo lo “strumento-simbolo” al quale ho dato il potere di rendermi felice.

Vedo la rabbia di ogni persona alla quale dico: se stai male in questo momento, smetti di stare male; se vuoi essere felice da subito, consentiti di esserlo.

La semplicità che comporta la soluzione ad ognuno dei problemi esistenziali che cerchiamo di “fare risolvere agli altri”, pur essendo fermamente convinti che “gli altri” siano la causa dei nostri problemi, risiede proprio nella … semplicità.

Di riconoscere quello che noi siamo, di accettare che gli altri sono quello che loro sono, e pertanto applicare i giusti comportamenti, fare le giuste scelte, che sono anche le scelte di tutti gli altri.

Quindi non si corre da soli verso mete “speciali”, ma tutti in una sola direzione, lo stare bene, senza sapere che stiamo già bene adesso.

Perchè noi siamo GIA’ Luce, siamo GIA’ felici, GIA’ adesso non abbiamo bisogno di nulla perchè abbiamo GIA’ tutto.

E qui la rabbia aumenta, ma capisco che queste verità possono essere accettate solamente da chi è GIA’ in un reale “percorso” di evoluzione spirituale.

Che non può essere sostituito dalla “ricerca” di un “simbolo” di evoluzione spirituale, da un “metodo” per evolvere spiritualmente, da una “visibilità” di spiritualità, o da una “affermazione” di maestria spirituale.

Quando si è in guerra è normale “uccidere” il nemico, è un obbligo morale eliminare l’ostacolo che si frappone tra noi e la vittoria, è persino etico immolarsi per il bene degli altri compagni di lotta, ed il premio è …

… la conquista …

.. di quello che crediamo sia uno scopo, un arrivo, la conclusione, la fine della sofferenza, l’appagamento di un desiderio ormai diventato una droga, la soluzione finale.

Una risposta diversa

Ma, da che mondo è mondo, dopo l’ultima guerra, ne scoppia un’altra, e poi un’altra e infine un’altra ancora, sempre per motivi validi, etici, morali, giusti, sempre come inevitabile.

Il “gioco” del potere, che richiede sempre la sconfitta di una delle due parti, ha questa regola, invalicabile, immodificabile.

Questo è il passare da una carrozza all’altra scegliendo di agire, scegliendo il fare, l’azione, la reazione alla vita per poterla, doverla modificare per renderla “adatta” a quello che noi crediamo rappresenti la felicità.

Cioè scegliamo di modificare le situazioni di un film che stiamo intrpretando, senza renderci conto che il film che stiamo guardando lo stiamo proiettando noi proprio in questo istante.

E siamo perfettamente liberi di scegliere i dialoghi, lo scenario, l’evoluzione e persino la conclusione della storia che stiamo guardando-creando.

Ecco che la soluzione diventa semplice, forse troppo: smettere di giocare il gioco che prevede uno sconfitto.

Fare sempre, ogni secondo della nostra esistenza, consapevolmente, con ferrea volontà, con attenzione e maestria, la scelta che comporti che tutti siano “vincenti”.

Nel gioco di vivere con serenità, … che è uno stato, non uno oggetto del contendere.

Essendo FELICI, … che non è uno scopo da raggiungere a mezzo di qualcosa’altro, è uno stato dell’essere.

E’ una forte affermazione di fiducia, di amore per noi stessi, di riconoscimento che noi ci possiamo concedere, ci possiamo prendere il diritto, “di essere felici”.

Ma questo comporta che alle chiamate del gioco della guerra non ci sia, da parte nostra, alcuna risposta.

Ecco il lavoro, l’unico lavoro evolutivo spirituale valido, “magico”, da fare su ognuno di noi, che comporta anche poca “attrezzatura” ma una fortissima spinta , voglia di farlo, intenzione, richiesta, fiducia di “essere felici”.

Non fare finta di …, lavorare per …, esercitarsi a …, insegnare a …, spingere a …, inizializzare per …, ma ESSERE Luce.

In questa accezione del termine “lavoro”, ognuno di noi può essere il maestro di sè stesso e degli altri, guaritore di sè stesso e degli altri, riportando alla memoria una delle verità ASSOLUTE: tutto dipende da te e nulla è dipendente solo da te.

Il “cosmo” nel quale stai agendo, nel quale fai scelte, è creato momento per momento da ogni singolo pensiero, parola, azione o indolenza di ogni singola manifestazione di coscienza visibile o invisibile, te compreso.

Il lavoro “magico”

Non ti piace il film?

Cambia ogni tuo singolo pensiero, parola azione o pigrizia che sia figlia di paura, repulsione, giudizio, aspettativa, obbligo, differenziazione, specialità… nei confronti del mondo che hai creato fino ad un… pensiero fa.

Regalati serenità, calma, amore, fiducia, e mantieni questa emozione, con convinzione, con volontà, nel tuo cuore più a lungo possibile.

E poi esprimi con volontà la tua intenzione di regalare questo pensiero intelligente amorevole a quel mondo nel quale tu, per primo, non giochi più alla guerra.

E in questo istante infinito eterno sei in sintonia con la VITA Padre-Madre, con l’Intelligenza Universale Amorevole.

In questo istante infinito sei un mago bianco, un guaritore di ogni tuo singolo fratello o sorella, di ogni animale o pianta o minerale.

L’unico scopo della tua Anima, quello che l’ha spinta a darti una forma per la propria “evoluzione spirituale” è semplicemente quello di ESPRIMERE questa spiritualità, insita nel Tutto Ciò Che E’ e che sempre Sarà, nella materialità di ogni giorno.

E’ più facile di quanto si pensi.

Lo spirituale dei piani Divini richiama sempre semplicità, “abbassamento”, umiltà.

Ecco come nell’Era dell’Acquario, ogni essere di buona volontà può contribuire alla felicità degli altri e sua, semplicemente, umilmente, senza alcuna “attrezzatura”, solo con il proprio cuore, dal salotto di casa.

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