La personalità “magica” – 1

Il corpo energetico nello S/T

Il nostro corpo energetico, l’insieme della struttura di geometria sacra, che veicola le energie cosmiche secondo il nostro personale livello di coscienza, è un sistema autonomo.

Almeno questo nello spazio/tempo, cioè quella porzione del cosmo creato che ha una manifestazione visibile, concreta, toccabile con mano.

Autonomo, nel senso che si regge sulle proprie basi, convinzioni e scelte, auto-formatesi nel corso delle esperienze incarnative, e che emana sè stesso.

Creando e specchiandosi nella propria, accettata, realtà virtuale, pur se consensualmente condivisa con le altre entità dello stesso piano cosmico.

Il corpo fisico, pertanto, fondamentalmente è un campo energetico che contiene molti altri campi energetici minori, identificabili come organi interni o sistemi di scambio e funzionamento, quali i chakra, per esempio.

Mantenere il cuore aperto, consente di raggiungere un equilibrio interno tale da consentire a questo mega-complesso di energie di interagire funzionalmente per uno scopo unitario.

Siamo nel campo dell’amore incondizionato, offerto dal quarto chakra, o dimensione, o che dir si voglia, dove tutto è funzionale al tutto, appunto, dove regna “donazione, condivisione incondizionata ” di sè stesso.

Ma non è un punto di arrivo, solo uno degli infiniti punti di transizione del cammino di ricerca della nostra essenza.

Un momento nel quale, come nello step successivo, il quinto, decidiamo cosa fare da grandi, quale delle due strade polarizzare il nostro corpo energetico globale: per sè stessi unicamente, o collaborando con ogni altra entità del Cosmo.

Il corpo energetico nel T/S

Infatti il passaggio successivo, non obbligato, a questo stadio, ma consentito, per chi vuole, e che, alla fine di questa ottava, sarà inevitabile, è l’apertura della porta verso l’Intelligenza Infinita.

Ecco che, a livello della dimensione tempo/spazio, quella metafisica, il nostro “corpo energetico” è da intendersi completamente aperto, connesso totalmente, come in basso tale in alto, con ogni altra realtà di Coscienza Consapevole.

In un post precedente ho indicato la ricerca del passaggio come il lavoro del raggio indaco, e come suoi strumenti la meditazione, la preghiera, e lo sviluppo della fiducia sull’efficacia di queste due modalità.

Le abitudini del … conosciuto

Lavorando con meditazione e/o preghiera, spesso ci si trova coinvolti nelle memorie di pratiche religiose e spirituali del vecchio millennio, durante le quali, di certo viene richiesta una guida o un intervento dall’alto.

Ma dalla posizione del “supplicante”, non da quella del co-creatore, di chi si prende la responsabilità di sè stesso, delle sue azioni e pensieri, e ricerca il proprio cambiamento.

Sarebbe bene andare oltre questo punto di vista, ma comporterebbe il  rilasciare completamente il vecchio dolore; percorso che, se intrapreso, richiama proprio lo stesso dolore.

Quello  che si vorrebbe … eliminare e basta, fare scomparire, con uno schiocco di dita, senza patire alcun male.

E questa è una sfida enorme, perchè richiede un … cambiamento radicale di sè stessi.

Il vecchio dolore

Il dolore che portiamo nella memoria, è una parte familiare, e persino confortante, della nostra autodefinizione.

Ci raccontiamo:  “Io sono la persona che ha avuto queste esperienze dolorose”.

Ma proprio questa linea di pensiero ci trattiene e trattiene il dolore.

Mentre perdoniamo, ci perdoniamo a vicenda, e perdoniamo ancora, il vecchio dolore ritorna ancora e ancora, mentre la nostra vecchia identità personale mantiene vivo quel dolore.

Perchè continuiamo a classificarci come: “la persona che…..

L’unico modo per rompere questo ciclo è cambiare la nostra identità personale.

Il voler procedere nel proprio cammino evolutivo richiede la volontà di fare pace con questo vecchio dolore.

Il lavoro fatto per aprire il cuore, di certo ha fatto si che ci si veda in modo diverso rispetto ad un prima; eppure, spesso, questo non interrompe il flusso di energia proveniente da un dolore antico e radicato.

Quello che sovente manca, è la volontà di ridefinire il sé, senza fare riferimento a questo dolore.

La volontà di ridefinirsi

La richiesta di aiuto per liberarsi da un dolore cristallizzato, di natura emotiva, mentale o spirituale, richiede il rispetto del suo tempo di maturazione.

Ognuno di noi saprà poi, nel suo intimo, quando arriverà quella risposta, e allora sarà il momento giusto, non prima e non dopo.

Nel presente della risposta, sarà saggio raccogliere tale dolore cristallizzato, riconoscerlo, realizzarlo, ringraziarlo e andare avanti, ma con passo diverso.

Trasmutando l’emotività incondizionata in Intelligenza Infinita, trasmutando l’individualità che include tutto il materiale vecchio.

La nuova versione non è più quella che è malata. Non è più quella che ha avuto sfortuna con il lavoro.

Non è la persona le cui relazioni sono andate storte. Non è quello che ha sofferto. Non è quella che ha sperimentato il fallimento.

È un essere nuovo.

Questo sembra molto spaventoso per alcune persone.

Eppure è il passo successivo, logico e necessario.

Tuttavia, per sapere quando è giunto il nostro momento per quest’ultimo passaggio, prima di lavorare magicamente, sarebbe saggio aspettare il suggerimento dall’interiore.

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