Senso di colpa? Per cosa?
Quante volte mi sono sentito rispondere in questo modo, cercando negli anfratti ombrosi dell’anima umana, le motivazioni dei fallimenti, del senso di inadeguatezza, dell’insoddisfazione cronica, della paura e di tanti altri effetti dei blocchi energetici.
La perplessità è motivata, visto che ognuno di noi sottopone a sè stesso, ad un certo punto della propria vita, ad una approfondita analisi critica.
Ovviamente parlo di quelli che hanno ormai riscontrato come la propria epopea abbia assunto la veste di una ruota, della quale però si è perso il lume della … rotazione infinita.
Per tanto che si faccia, ci si ritrova alla stazione di partenza, come in un gioco dell’oca nel quale si incontrano solo le penali.
E nonostante siano già stati percorsi vari sentieri, definibili di risveglio interiore, e già si sia giunti ad identificare aree ben precise nelle quali approfondire l’illuminazione.
Molto spesso la ricerca porta all’infanzia, ormai sembra un tormentone mentale, .. “tutto dipende dai condizionamenti della tenera età ..”, quasi fossimo stati seviziati da genitori dediti ad esperimenti sulla psiche dei propri figli.
Invece, in linea di massima, apparteniamo a famiglie normali, con padri e madri normali, che hanno fatto e stanno facendo quello che possono per istruire i propri discendenti alla gestione della quotidianità.
Dovremmo spezzare una lancia a loro favore, considerando che non esistono corsi di preparazione psicologica sul come educare i figli, quali tipologie di archetipi sia meglio presentare loro, in che ordine, quale tipo di ambiente familiare mantenere a tutti i costi per la loro serenità…
Quando i genitori stessi avrebbero bisogno di “tutor aggiornati”, proprio adesso, nella loro età adulta, quando devono affrontare situazioni talmente diverse dalle proprie aspettative, che i vecchi insegnamenti non trovano riscontro su nulla.
E allora ci si affida a quello che si sente dentro, che la propria sensibilità porta alla mente, che “.. forse sarebbe meglio che facessimo… dicessimo… pensassimo…” cioè alla nostra parte INCONSAPEVOLE.
Ed è proprio qui che si annidano le opinioni negative: vediamo se mi è rimasto qualcosa dei vari testi di psicologia che trattano l’argomento.
Parliamo di formazione dell’EGO
Si dice che il piccolo cerca un amore TOTALE, ESCLUSIVO; padre e madre devono assolutamente essere a disposizione, per colmare il profondo egoismo che lo contraddistingue, che gli impedisce di dividere questo amore con sorelle o fratelli, o persino con uno o l’altro genitore.
Non comprende che gli adulti possono amare contemporaneamente più persone, per cui si sente colpito se il padre ama anche la madre e viceversa, ma soffre anche se entrambi dimostrano tensioni, rivalità e litigi.
Pertanto quando non ha l’attenzione totale si sente respinto, non amato, se il genitore ama anche altri e non solo lui, innescando un bisogno di amore che ai suoi occhi non sarà mai soddisfatto.
Ogni volta che non viene accontentato in questa sua esclusività, ottiene la conferma della sua frustrazione, e dà vita ad odio, risentimento,ostilità ed aggressività.
Proprio verso le persone che ama di più, quelle che costituiscono il suo mondo.
Ma è piccolo, non sa gestire queste complicazioni, si vergogna dei suoi sentimenti negativi, per cui li nasconde nell’inconscio, dove queste si radicano, crescono, vengono costantemente nutrite e nel contempo, protette, mantenute vive, e degenerano.
L’odio provoca in lui dei gravi sensi di colpa, in quanto egli impara presto che è male odiare, specialmente se l’odio è rivolto verso i genitori, che dovrebbero invece, essere amati ed onorati.
E qui richiamo quanto scritto nel post “Quale immagine di Dio?”
Questi sensi di colpa continuano a sopravvivere nell’inconscio e generano nella personalità adulta una miriade di conflitti, sia interiori che esteriori.
Dei quali abbiamo perso le tracce perchè i meccanismi di fuga dalla nostra confusione emozionale, di risposta al nostro bisogno di amore, si sono tanto automatizzati ed uniformanti alla nostra idea di noi stessi, da portarci ad un altro “giro di ruota” prima ancora che ci rendiamo conto di cosa stia realmente accadendo.
Paura della punizione e paura della felicità
I sensi di colpa generano un’ulteriore, inevitabile, reazione. Sentendosi in colpa, il pupo inconsciamente pensa di meritare una punizione.
Così la paura della punizione si infiltra nella sua anima, in modo quasi sempre completamente inconscio.
Il circolo vizioso prosegue, in quanto il bambino si difende dalla paura di essere punito, sviluppando l’idea, anche questa inconsapevole, che è meglio evitare la felicità.
Comincia a pensare che questa renderebbe la punizione, che gli sembra inevitabile, molto peggiore.
Perciò, inconsciamente, egli evita la felicità, sperando in tal modo di espiare le sue “colpe” e quindi eliminare il rischio di una punizione più grande.
Questa attitudine interiore di fondo, ovviamente, limita enormemente la capacità dell’individuo di avere una vita soddisfacente, e a livello inconscio permane anche nell’adulto.
È proprio questa paura della felicità a generare tutta la serie di reazioni nevrotiche, sintomi, correnti emotive ed anche atti che, indirettamente, creano quelle circostanze che in genere vengono attribuite al caso e che sembrano essere provocate da cause esterne, apparentemente indipendenti dalla volontà dell’individuo.
Il desiderio di essere felici non può mai essere sradicato e ne viene sempre ricercata la realizzazione.
Tuttavia, a causa di questa dinamica, quanto più tale desiderio è grande, tanto più la persona si sente in conflitto.
La paura di essere puniti e di non meritare di essere felici, crea un’ulteriore, più complicata reazione.
Siccome esiste la paura di essere puniti, anche se si riconosce di meritarlo, non si vuole che siano gli altri a farlo per non sentirci in loro potere, per cui ci si punisce da soli, per evitare almeno l’umiliazione, l’impotenza,la degradazione di essere puniti da forze su cui non si ha nessun controllo.
Siccome questi sono conflitti fondamentali (fra amore ed odio, fra sensi di colpa e paura di essere puniti) che esistono in tutti, la tendenza all’autopunizione esiste in una certa misura in ogni essere umano.
Conseguenze del senso di colpa
Ecco che la “cura” scelta per guarire dal senso di colpa può manifestarsi attraverso malattie fisiche di tipo psicosomatico, oppure attraverso infortuni, difficoltà o conflitti di vario genere, nelle diverse aree corrispondenti alle immagini inconsce che l’individuo si porta dietro dalla sua infanzia.
Per esempio,nel caso siano presenti delle immagini a proposito della carriera professionale, queste vengono rafforzate dal desiderio di autopunizione, e ciò crea le premesse perché l’individuo incontri nella sua vita continue difficoltà nell’area del lavoro.
Se esistono delle immagini a proposito dell’amore e del matrimonio, la stessa cosa avverrà in tali aree.
Quindi, se nella nostra vita ci sono dei legittimi desideri che nonostante tutti i nostri sforzi, non riusciamo a soddisfare, possiamo essere certi che in noi esistono non solo delle immagini nelle aree corrispondenti, ma anche una forte tendenza all’auto-punizione.
E qui si complicano le cose ancora di più, generando una reazione a catena di circoli mentali viziosi che si diramano e stratificano su quelli iniziali.
Il conflitto tra amore ed odio, tra desiderio da soddisfare e paura della punizione spinge alla ricerca del modo di uscire dal problema, per farsi perdonare per l’odio che si prova interiormente.
Si genera una specie di contrattazione, che ci porta a fissare di noi una immagine di perfezione, di lontananza da difetti ed imperfezioni, di dedizione ai ruoli, di miglioramento, di spiritualità che faccia da contraltare al nostro odio e risentimento del passato e del presente.
Troppo spesso, però, questa “asticella di redenzione” viene fissata troppo in alto per poterla rispettare, giorno dopo giorno, evento dopo evento.
Ecco che appare lo spettro del fallimento, della inferiorità, che rinforza le razioni negative e pertanto la necessità di redenzione, … da un loop inconscio del passato … che avvelena il presente … e si proietta al futuro.
Queste dinamiche sono molto realistiche, da approfondire per cultura personale e anche per interesse .. “professionale”, magari focalizzando l’attenzione ai possibili rimedi, che è meglio.
Vedrò di togliermi la curiosità in un prossimo post.